Ancona, 29 Aprile 2025 – Tornare a casa sulle proprie gambe, dopo otto mesi, quando fino a poco prima, si potevano muovere solo gli occhi. È il frutto della scienza: competenza unita a passione. Un percorso lungo, costruito giorno dopo giorno con pazienza, fiducia e tanta umanità.
È la storia di Marco Magistrelli, 41 anni, colpito da una forma severa della sindrome di Guillain-Barré — una malattia rara e insidiosa, che in pochi giorni può togliere voce, movimento, respiro.
Il suo calvario inizia al ritorno da una vacanza: stanchezza, poi dolori, e infine la paralisi che arriva in silenzio, per diventare poi il suono dell’uragano. Il ricovero immediato diventa l’unica possibilità in uno scenario che nello stesso tempo fatica a pensare all’esistenza di qualunque possibile possibilità. Tre settimane in rianimazione, alimentato da un sondino, assistito nei respiri, chiuso in un corpo immobile. L’unico contatto con il mondo: gli occhi.
È proprio da lì che nasce una nuova prospettiva: una potenza ritrovata della vita, una possibilità che finalmente si apre. Dove uno sguardo solo diventa promessa di ritorno. Un inizio che prende forma lungo una strada inaspettata, poco battuta, in salita, ma pur sempre una strada, percorribile. Una via fatta di passi minimi, spesso invisibili, eppure indispensabili per ogni viaggio.
Marco vive il suo viaggio lungo 8 mesi al Centro Clinico NeMO di Ancona. Qui il tempo si misura in progressi delicati, ma profondi. In cui la differenza è tutta nella complementarietà e presenza di professionisti che lavorano insieme: psicologo, fisioterapista, terapista respiratorio, logopedista e terapista occupazionale sono presenze costanti, che affiancano il paziente e la sua famiglia ogni giorno, in ogni fase. Sono un prezioso a supporto di Medici, infermieri e OSS.

Tutte queste presenze insieme in reparto appaiono come un valore scontato, ormai parte della quotidianità del percorso. Sono il filo rosso in quell’intreccio di competenze che si fondono con sensibilità e ascolto. Ed è proprio questa presenza continua, così naturale da passare quasi inosservata, a fare la differenza.
Perché scontata, in realtà, non lo è affatto. Siamo talmente abituati ad avere un ritaglio di tempo ben prefissato nei processi di cura, che non ci accorgiamo che alcuni dettagli e presenze silenziose, diventano l’eccezione che fa la differenza nella vita delle persone. Perché quando la cura dedicata è un costante “in ogni istante”, le strade possibili, si moltiplicano, si espandono, diventano di chiunque. E anche in quest’ottica che con l’aiuto della raccolta fondi NeMO continua ad investire risorse nel garantire alle persone questi dettagli che fanno la differenza in ogni viaggio.
In questo contesto, il recupero di Marco, giorno dopo giorno, diventa un percorso in cui la salita è sempre meno ripida, dove il quotidiano si riempie di respiri autonomi riconquistati, di parole ritrovate, di primi passi con un deambulatore. E dietro ogni piccolo successo, c’è sempre quell’équipe al lavoro, senza sosta, in costante ascolto, rispettando i tempi dentro al tempo di ognuno, senza mai forzare il cammino.
Oggi Marco è tornato a casa. Può finalmente festeggiare il suo compleanno con la famiglia e gli amici. Sta già affrontando un nuovo ciclo di fisioterapia. Il peggio è passato, ma il cammino continua. E lui sa di non essere solo, perché la cura porta con sé una promessa silenziosa: all’inizio di ogni viaggio c’è l’impegno che nessuno sarà mai lasciato solo.
Ringraziamo Corriere Adriatico per i due approfondimenti dedicati nelle edizioni 28.04.2025 e 29.04.2025