Giunta alla sesta edizione, la “Giornata Mondiale dell’Ascolto 2021” è un evento internazionale che intende promuovere l’ascolto come opportunità di sviluppo e cambiamento personale e sociale.
21 Ottobre 2021 – “Parlare è un bisogno, ascoltare è un’arte“, così diceva Goethe. Ascoltare è un’arte, perché significa tanto, significa tutto. Significa riconoscere e accettare l’altro, con il coraggio di mettersi da parte e lasciare spazio al suo racconto. Ascoltare è molto più che sentire, perché è accogliere con la volontà di comprendere.
Vogliamo allora celebrare il messaggio della giornata, dando la voce ai pazienti nel loro racconto dell’esperienza di cura a NeMO, con una fotografia che esprime il valore generato del nostro operare. La sintesi numerica rappresenta l’analisi dei contributi raccolti attraverso il programma di customer satisfaction*, implementato nei Centri NeMO dal 2016 per comprendere la visione di cura dei pazienti e rispondere con interventi concreti di miglioramento là dove si rende necessario.
L’ESPERIENZA DI CURA
Dietro i numeri vi sono le paure, i dubbi, i desideri e i progetti di chi si affida a NeMO. E allora l’esperienza di cura si traduce in ascolto competente, ascolto che accoglie e che si mette al servizio della vita dell’altro, con il desiderio di bene che muove ogni scelta.
*I dati fanno riferimento al 2020, anno di rilevazione. Il processo di rilevazione non ha subito interruzioni nonostante l’emergenza sanitaria e nel corso del 2020 sono stati somministrati 412 questionari validi. I dati presentati sono stati raccolti su una scala LIKERT 1-7 e riconvertiti su una scala 1-10 per una più semplice interpretazione. Per approfondire i dati del monitoraggio prendi visione del Bilancio Sociale 2020.
Nella Giornata Internazionale dell’Ascolto che oggi si celebra in tutto il mondo non possiamo che riconoscere questo valore prezioso. Perché ascoltare è parte integrante del prendersi cura, a partire dalla diagnosi e in ogni passo del progetto riabilitativo. In questo percorso, la persona che vive l’esperienza della malattia è portatrice di conoscenza e di un punto di vista prezioso che la rende protagonista.
E’ riconosciuto, infatti, che la qualità della cura non dipenda solo dal risultato clinico e funzionale, ma è il frutto anche delle credenze e delle aspettative di chi lo vive. L’esperienza soggettiva, dunque, che si traduce nella percezione che il paziente ha di ciò che sta affrontando, accanto alle competenze cliniche degli operatori, è fondamentale per comprendere la capacità di ascoltare il bisogno e tradurlo in risposte di cura e servizi. La sensazione di trovarsi in un luogo di conoscenza rispetto alla propria condizione clinica, di essere compresi nel nostro raccontare, di aver ricevuto le informazioni di cui si ha bisogno per proseguire nel percorso, di potersi affidare in quanto persona e non in quanto “numero”, sono variabili importanti che danno la misura dell’impatto del nostro modello.