Compito di un CSR manager è quello di contribuire alla crescita economica dell’azienda per la quale lavora attraverso l’identificazione della migliore strategia di marketing in grado di generare empatia verso il marchio tramite la proiezione dei valori aziendali all’interno e all’esterno dell’impresa.
Chiunque si occupi di responsabilità sociale d’impresa, infatti, non ha un solo pubblico a cui arrivare al cuore, bensì due: da una parte il pubblico composto da consumatori e potenziali tali, dall’altra i dipendenti della stessa azienda. Entrambe le audience devono essere coinvolte nell’azione di responsabilità sociale e convinte della necessità e della bontà della stessa. Va da sé che un CSR manager deve avere una marcia in più!
Deve fare propri i principi aziendali e portare l’impresa a sposare appieno una causa di interesse comune, sia essa di carattere sociale (come ad esempio l’inclusione), ambientale, attinente al welfare, al rispetto dei diritti umani o alla lotta contro la criminalità. In questi casi, infatti, generare valore economico per l’azienda va di pari passo con la necessità, comune a ogni essere umano, di fare del bene e di prendersi cura del prossimo.
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Il mix di azioni messe in atto deve far sì che l’impresa venga riconosciuta come un’azienda governata secondo principi etici che, sostenendo buone cause, si prenda cura delle persone e del pianeta, offrendo così un ambiente di lavoro in cui i dipendenti possano sviluppare il proprio potenziale.
Una leva emozionale di non poco conto, che è in grado di arrivare al cuore non solo dei propri dipendenti, ma anche (e forse è meglio dire soprattutto) a quello di clienti e stakeholder.
Ma di quali buone cause stiamo parlando? E in che modo possono essere affrontate dal CSR manager perché la sua azienda colpisca al cuore? Scopriamolo insieme!
La causa ambientale
Quando pensiamo a un’impresa green non possiamo non volgere lo sguardo alle best practice aziendali legate all’ambiente: misure atte a tagliare gli sprechi di carta, acqua, illuminazione e avanzi di cibo sono infatti i principali obiettivi che un’azienda si dà nel campo della causa ambientale. A esse si aggiungono poi gli investimenti per il risparmio energetico, l’introduzione o il potenziamento della raccolta differenziata, ma anche una vera e propria scommessa sulle nuove tecnologie per contenere l’inquinamento e migliorare lo smaltimento dei rifiuti.
La CSR territoriale
Si tratta in questo caso di una pratica più recente e molto legata a realtà che, come quella italiana, si caratterizzano per una composizione territoriale (ossia piccole-medie imprese che sono tendenzialmente raggruppate in distretti industriali collegati in forma reticolare). Non è dunque un caso che la CSR territoriale abbia come scopo quello di migliorare la qualità della vita della comunità e quindi dei suoi abitanti. Come? Per esempio sviluppando relazioni e creazioni di partnership locali, dando vita ad attività (anche di comunicazione) e iniziative territoriali su tematiche a valenza sociale (come ad esempio la cura della persona e l’inclusione), ambientale e culturale o promuovendo il volontariato d’impresa. Lo stesso che, secondo una recente ricerca di Sodalitas, risulta essere in forte ascesa tra le imprese italiane.
La causa sociale
In questo caso, il raggio d’azione si fa assai più ampio rispetto a quanto abbiamo appena visto. Attività volte al rispetto della dignità umana, infatti, possono essere operate sia localmente sia globalmente: per esempio, nel caso in cui l’impresa operi all’estero (sia delocalizzando la produzione sia intrattenendo rapporti di fornitura e commerciali fuori dal territorio nazionale), essa può controllare il rispetto dei criteri etici nelle catene di produzione a livello globale. Parimenti, può sostenere organizzazioni che si battono per la lotta contro la corruzione o, anche, adottare codici di condotta e verificarne l’applicazione lungo tutta la catena di fornitori.
A che pro?
Di fronte a tutti questi esempi non si può non provare un senso di empatia per tutte quelle aziende che perseguono tali obiettivi. Ebbene, è proprio questa la forza della responsabilità sociale d’impresa: fare (e bene) brand reputation significa essere in grado di suscitare un interesse di carattere etico da parte di chiunque si interfacci con l’azienda in questione. I clienti, per esempio, creeranno una vera e propria community di persone umanamente soddisfatte per le attività sociali e ambientali dell’azienda a cui si sono affidati.
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