In tempi non sospetti qualcuno ha detto think global, act local. Ma il “pensare globale, agire locale” teorizzato anche dal filosofo Zygmunt Bauman non è solo uno slogan ripetuto da sociologi, giornalisti e politici degli ultimi quarant’anni: si tratta, in realtà, di un vero e proprio processo cui soprattutto la rete (intesa come insieme di user, community, forum e social) ha dato grande slancio per ripensare il ruolo della territorialità in un mondo sempre più proiettato alla “globalità”.
Non è dunque un caso che un termine come “glocalizzazione” sia così diventato il vessillo di un mondo in cui un contesto tanto ampio com’è quello delle relazioni economiche, sociali e politiche internazionali vengono ripensate sulla base delle necessità (ma anche delle risorse) tipiche dei nuclei sociali territoriali. Mezzo privilegiato affinché il processo possa dare i suoi frutti è la rete, il www che da sempre consente di passare dal globale al locale nel semplice gesto di un click.
Il concetto di prossimità per le aziende: il marketing territoriale
Un discorso di questo tipo vale anche (o a maggior ragione) nel contesto del marketing. Oggigiorno gli addetti ai lavori si arrovellano infatti per capire come mettere a frutto le principali regole di pubblicità e affini in un mercato che offre sempre più spunti (e, quindi, concorrenza) a livello globale. Ebbene, la risposta più rivoluzionaria è anche quella più ovvia: parlare “locale”, infatti, significa distinguere la propria offerta, renderla umana e tangibile, fidelizzare i clienti, farsi riconoscere.
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Non solo. Il marketing territoriale rappresenta un metodo vincente anche per valorizzare quello che il territorio ha da offrire, evitando così che certe realtà, certi prodotti o certi servizi si “snaturino”, piegati a logiche molto distanti dalla loro identità, e che, allo stesso tempo, le innovazioni globali possano così tradursi in linguaggi il più comprensibili (e, quindi, utili) possibili ai diversi target cui ci si approccia.
Diverse “strade” per un unico obiettivo
Ancora una volta, uno dei mezzi che le aziende possono usare per fare marketing territoriale è la rete, che crea connessione tra le persone utilizzando i canali che noi tutti conosciamo, a partire dai più desueti forum fino ai più moderni social network e passando per quegli aggregatori di notizie che sono i blog e i siti aziendali.
Ma, come abbiamo già avuto modo di accennare, il bello di fare marketing territoriale è rappresentato dal fatto di “esserci”: in questo frangente, infatti, le aziende si mettono a nudo con le realtà locali, non solo dando un volto umano a quelli che online rischiano di rimanere sterili avatar e link, ma anche dando risposte concrete e tangibili a una comunità (e, badate bene, non più solo a una community) di persone.
Un circolo virtuoso, che crea senso di appartenenza e sprona le persone a farsi portatrici dei valori di un’azienda. La stessa che, grazie all’attività di marketing territoriale, ha fornito servizi, ha ascoltato richieste, ha creato socialità, ha avuto il coraggio di farsi conoscere e riconoscere.
Il ruolo degli Enti del Terzo Settore
In questo “gioco di parti” un ruolo essenziale è quello ricoperto dagli Enti del Terzo Settore. Definiti dalla legge come realtà atte “a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona”, tali enti si pongono come il perfetto interlocutore tra la comunità locale e l’azienda che le si vuole rivolgere. Il loro ruolo, infatti, è quello di affiancare l’una e l’altra realtà per portare a un dialogo il più costruttivo possibile per entrambe: una vera e propria cinghia di trasmissione che svolge tuttavia un ruolo attivo e proficuo.
Da una parte, infatti, un Ente del Terzo Settore conosce bene il territorio in cui opera: si tratta di una realtà che eroga servizi all’interno di una città, di un paese e, in generale, di un contesto locale, conoscendone i valori, le necessità e le risorse. D’altra parte, un Ente del Terzo Settore è dotato di personale esperto in grado di portare avanti strategie di comunicazione proficue per entrambi gli attori in gioco, oltre che di professionisti del settore su cui l’azienda ha deciso di investire tempo e denaro. Insomma, un ingranaggio importante di un meccanismo virtuoso, in grado di portare valore a un’azienda che decide di votarsi alla causa locale.
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