CSR e territorio: vantaggi, risultati ed esempi italiani

 Secondo il VII rapporto della CSR in Italia, redatto dall’Osservatorio Socialis, il 50% delle aziende impegnate in CSR in Italia dedicano i loro sforzi sul territorio di appartenenza. Obiettivo dell’azienda è proiettare sul territorio di appartenenza valore positivo finalizzato alla cura della propria comunità che si può tradurre, ad esempio, nella fornitura di servizi, nel finanziamento di infrastrutture, nello sviluppo di soluzioni per la cura della persona.

Spesso un’azienda che voglia occuparsi della propria comunità attraverso attività di CSR trova in organizzazioni no profit radicate sul territorio un valido alleato. Queste, infatti, grazie alla propria esperienza e ai propri valori, sono in grado di abilitare iniziative sociali che, partendo dal beneficio dato alla comunità, portino anche vantaggi tangibili alla stessa azienda.

Tuttavia, è lecito che chiunque si occupi di CSR in un’impresa si ponga delle domande prima di attivare una collaborazione di questo tipo: quali sono i lati positivi del lavoro congiunto e locale? A quali risultati si può giungere? E, ancora, esistono alcuni esempi italiani che dimostrano quanto l’attività sul territorio possa essere proficua e dai quali, quindi, prendere spunto? Di seguito abbiamo provato a dare una risposta a tutti questi interrogativi.

 

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I vantaggi di lavorare sul territorio

Come sempre accade, il networking è il modo migliore per approfondire la conoscenza del territorio, attivare collaborazioni utili e, quindi, sviluppare relazioni che portino ad un miglior radicamento dell’impresa sul territorio stesso.

Non solo. Fare rete significa anche condividere conoscenze ed esperienze, derivanti dal know-how proprio dell’azienda ma anche della realtà di territorio con la quale ci si trova a collaborare. Uno scambio “equo e solidale”, insomma, che va a beneficio di entrambe la realtà attraverso figure professionali estremamente preparate e formate.

Un’azienda che si impegni in pratiche di CSR territoriali spesso gioca un ruolo abilitante di processi collaborativi per sperimentare iniziative innovative e realizzare progetti sociali utili alla comunità locale come ad esempio l’assistenza alle persone bisognose o malate o la fornitura di infrastrutture e materiali di utilità per la comunità.

 

Alcuni esempi italiani

 

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Ma esistono, in Italia, casi reali di collaborazione tra aziende e realtà senza scopo di lucro che lavorino nel segno della CSR? Certo che sì! Il primo è quello di Penny Market Italia, filiale italiana dell’omonima catena europea di supermercati discount di origine tedesca, che assieme al Centro Sportivo Italiano sta sviluppando, per la seconda edizione, il progetto “Penny, Partenza e Vinci!”. Con esso Penny Market Italia stanzia un contributo economico pari a 279mila Euro a favore delle realtà territoriali che non hanno i mezzi necessari per svolgere le loro attività quotidiane per la promozione dello sport giovanile. Il metodo è semplice: ogni 15 Euro di spesa il consumatore riceve un buono da consegnare all’associazione preferita tramite una sorta di donazione online.

Altro caso da cui prendere spunto è quello di American Express, che l’anno scorso ha scelto l’Italia per promuovere i progetti di CSR legati al territorio. I contributi a tali operazioni hanno riguardato i temi ritenuti prioritari dall’azienda, ossia il community service, l’historical preservation e la leadership.

Nel primo caso, l’obiettivo è stato quello di dare vita a un programma che incentivasse il volontariato, la cittadinanza attiva e la partecipazione dei cittadini. Come? Attraverso il finanziamento di progetti che fossero in grado di dimostrare risultati misurabili e duraturi nelle proprie comunità. Ulteriore lato positivo di questa operazione è stato rappresentato dal fatto che fosse rientrato in quest’ambito anche il sostegno immediato e a lungo termine delle comunità colpite dalle calamità naturali e la preparazione dei gruppi di soccorso. Il secondo tema, invece, ha interessato il sostegno a progetti riguardanti la conservazione, il restauro e la sostenibilità dei luoghi storici, mentre il terzo altro non è stato che un programma per il rafforzamento delle competenze di leadership nel settore non profit.

In entrambi i casi, l’aiuto alle comunità locali è stato tangibile, con il risultato che non solo sono migliorate talune condizioni di vita e di benessere, ma l’azienda, attraverso l’appartenenza alla causa, ha potuto godere di tale attività benefica, in termini di visibilità e miglioramento del rapporto con la collettività locale.

Infatti, sempre secondo l’ultimo rapporto Socialis, il 37% delle aziende impegnate in attività di CSR ha dichiarato di aver ottimizzato il proprio rapporto con la comunità locale.

 

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