Secondo il dizionario della lingua italiana, con la parola territorio si intende una “regione o zona geografica, porzione di terra o di terreno d’una certa estensione”.
Ma, si sa, le parole sono importanti, ed ecco che anche questo lemma assume una definizione diversa (o forse solo più sfumata) se oltre alla geografia si decide di ragionare secondo altri canoni. Quelli della sociologia, per esempio, o dell’antropologia o ancora della storia dell’arte: riprendendo la definizione di Alberto Magnaghi, Professore emerito di Pianificazione Territoriale presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, infatti, “il territorio non è lo spazio geografico né il suolo della pedologia, ma un soggetto vivente ad alta complessità, esito di processi coevolutivi sinergici fra insediamento umano (organizzato su basi culturali) e ambiente (organizzato su basi geologiche e biologiche) […]. Ogni territorio in quanto luogo incorpora dunque il concetto di tempo e di lunga durata, ha una identità, un’anima, un genius”.
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Il territorio, una risorsa per tutte le aziende
Un patrimonio di genti, ambiente naturale, Storia, risorse e cultura, insomma, cui nessuno può rimanere allo scuro, specie quelle aziende che sul territorio costruiscono la propria sede e che con il territorio intrecciano rapporti di diverso tipo, in primis economici. Come sostengono Claudio Baccarini e Gaetano M. Molinelli nel loro “Per una rivisitazione delle relazioni tra impresa e territorio”, infatti, è bene che un’azienda non consideri “il contesto territoriale come un puro e semplice “oggetto”, un terreno di conquista, una risorsa da sfruttare” ma “un fattore produttivo da interiorizzare, un qualcosa di cui appropriarsi attraverso atti di scambio commerciali ed emozionali”. Questo perché, come abbiamo già avuto modo di dire, l’azienda è parte attiva di un territorio e, pertanto può (o deve?) contribuire alla sua crescita grazie a un’attività costante e, soprattutto, utile.
Certo è che, con un’impostazione del genere, le richieste all’azienda da parte della comunità territoriale non mancheranno, soprattutto perché quest’ultima cercherà dalla prima l’attuazione di azioni concrete atte a risolvere i problemi locali che ostacolano il progredire nella diffusione di benessere (quali, per esempio, servizi, posti di lavoro e valore condiviso). Eppure tali input non devono essere presi dall’azienda come un ostacolo o un rallentamento nel processo di governo dell’impresa quanto, piuttosto, come un’opportunità per aumentare la propria competitività aziendale: complessità sociale, infatti, è sinonimo di sollecitazioni, contaminazioni culturali, spunti e risorse che sostengono il rinnovamento continuo dell’imprenditorialità e, quindi, della società. Solo in questo modo, insomma, potrà essere portato a compimento l’assioma tra competitività aziendale e competitività territoriale che tanto giova all’una e all’altra realtà.
Alcuni esempi di competitività aziendale sul territorio italiano
Ma come si raggiunge il risultato perfetto? Di ricette non ne abbiamo: di certo possiamo portare alla vostra attenzione alcuni esempi virtuosi che raccontano di realtà in cui la relazione tra azienda e territorio ha dato come risultato un vero e proprio circolo virtuoso. Oltre ai casi di studio classici, quelli, cioè, rappresentati da aziende come Olivetti, Pirelli, Ferrero e Marzotto (celebre, di quest’ultimo è la frase “se la gente sta bene, lavora meglio, produce di più, l’azienda ne ha beneficio”), non mancano gli esempi contemporanei.
È il caso della Loccioni, che dal 1968 progetta nelle Marche sistemi di misura e controllo per migliorare qualità, sicurezza e sostenibilità di processi e prodotti: nel 2008 ha creato, insieme ad un network di imprese di eccellenza, Leaf Community, la prima smart grid completamente ecosostenibile in Italia. Con Leaf House, poi, l’azienda ha fatto nascere nella sua terra natale un parco intelligente, che produce energia pulita e la utilizza nel momento di bisogno, corredandolo con piste ciclabili e giardini.
E ancora, l’esperienza di Brunello Cucinello, fondatore dell’omonima ditta produttrice di chachemire, che, innamoratosi del territorio umbro su cui da sempre trova casa la sua azienda, ha deciso di restaurare un intero borgo, quello di Solomeo, donando alla comunità tre parchi (dell’industria, dell’oratorio laico e agrario, con una cantina e settanta ettari di terreno destinati ad orti, vigneti, oliveti e frutteti), un teatro, e una scuola per artigiani.
Infine, la Unitrat srl di Bari, azienda leader nel settore dei trattamenti termici dei metalli, fin dalla sua fondazione nel 1976 ha cercato di coinvolgere tutti i dipendenti nella collaborazione, nella partecipazione azionaria e nella distribuzione extra contrattuale di una parte degli utili. Nel 2000, poi, l’impresa ha contribuito alla nascita di una Cooperativa Sociale rivolta ai disabili che, a seguito della vittoria di un bando, è riuscita a entrare in possesso di un’ex area dismessa riadattandola a centro socio sanitario con 30 disabili del territorio. Infine, la Unitrat ha stipulato una convenzione con il Comune di Bari per inserire in azienda minori a rischio e studenti delle scuole locali.
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